

Year | 1825 |
Issue | 18C |
Page(s) | 33-34 |
7. Highways and byways, or tales on the roadside, picked up in the french provinces by a Walking gentleman. Second series 3. vol. 12.°
Strade maestre e strade traverse, ossia novelle raccolte camminando nelle provincie di Francia da un viaggiatore a piedi. Seconda serie. Tre volumi 12.°
In una delle precedenti nostre riviste (maggio 1824) abbiamo annunziato la prima serie di queste novelle. Non ne sapevamo l'autore che ora ci vien nominato, ed è il sig. Grattan, irlandese. La seconda serie sembra dover accrescere la sua riputazione, poichè lo dimostra sempre più esperto nell'arte di narrare e di sostenere i suoi caratteri, non meno che giudizioso nella scelta dell'incidenti, che formano la tela dei suoi racconti. Il primo s'intitola Caribert o il cacciator d'orsi e la scena d'azione è posta tra le valli dei Pirenei. La parte descrittiva ne è singolarmente pregevole. Il terzo e ultimo è chiamato con nome francese la vouée au blanc, e si sostiene da capo a fondo con molto diletto di chi legge, rappresentando con buon garbo i costumi di Francia fra le medie classi della società. La seconda di codeste novelle, il prete e il militare, ci fa acquistare molte idee sui primi tempi della rivoluzione francese, esponendo un caso, che si suppone allora avvenuto, in cui i personaggi che principalmente figurano sono un religioso, un militare col suo servo, e tre nativi d'Irlanda. L'autore vi ha introdotto molte doglianze sull'infelicità della sua patria, e ciò non è piaciuto alla Literary Gazette, che in quest'occasione ci scuserà se non adottiamo la censura, forse senza troppa ponderazione, accolta nelle sue pagine. Se agli uomini d'ingegno si niega il permesso di sfogare quei sentimenti, in cui il loro core prende più parte, avremo rinunziato al più puro diletto, che dalle opere loro possa ritrarsi, quasi mo-
strando di avere a schifo ciò che v'è di più dolce e di più nutriente nell'alimento intellettuale che da essi ci viene offerto. Dante scrivendo di sè medesimo
........... Io mi son un che quando Amor mi spira noto, ed in quel modo Ch'Ei detta dentro vò significando,
ci lascia dedurre che con tutta l'elevatezza della sua mente non avrebbe forse conseguito fra gli uomini fama piuttosto unica che rara, se non avesse sempre cantato col core pieno d'affetti. E di certo quando il padre della poesia italiana nomina Amore non intende soltanto di quel tenero sentimento, che l'univa alla sua Beatrice, ma ben anche dell'amore, che spira incessantemente nelle sue carte, amore del bello, del vero, del grande, dei suoi simili, della patria. Laonde, ci sia permesso soggiungere, chiunque consacra le sue veglie al pubblico, e non si valuta indegno di pervenire a onorato nome tra coloro, che questo tempo chiameranno antico, faccia sua regola e suo precetto di quei tre versi del divino poeta; quando si sente vivamente commosso, quando l'accende odio o entusiasmo, sdegno o ammirazione, non resista all'impulso che lo domina; scriva quando parlano gli affetti, significhi quel che dentro gli dettano.