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Diremo ora qualche cosa sulla commedia il Figlio del sig. padre, ossia gli Originali senza copia, riserbandoci di parlare in un quarto articolo di alcun'altra delle sovrindicate. Ecco il soggetto. Alessandro e Teresina sono segretamente marito e moglie da dieci mesi. Il matrimonio si è fatto senza saputa de' rispettivi genitori nella casa del signor Bonifazio Beccosecco al quale fu affidata in custodia la fanciulla dal proprio padre, durante la sua assenza da Lucca. Bonifazio e il figliuolo Bertuccio sono due solennissimi scempioni: si aggiunge loro per terzo una signora Giovanna, altra custode della supposta zitella, e consigliera di Bonifazio. La Teresina è incinta, di più prossima al parto, e nessuno de' tre non se ne è mai avveduto. Anzi a Bonifazio viene il pensiero di darle suo figlio per isposo, di che e Bertuccio e la signora Giovanna fanno gran sesta. Bonifazio detta al figlio una lettera per domandare la mano alla Teresina. Questa la ricusa. Bonifazio pieno di dispetto, e credendosi quasi autorizzato a poterla obbligare per la sua qualità di guardiano, rimprovera amaramente Teresina, la quale, scherzosa d'indole com'ella è, per togliersi d'addosso si fatta noja, dà ad intendere a ser Bonifazio, essere innamorata di lui stesso. Bonifazio sel crede, muta divisamento, si consiglia con la Giovanna, e dispone questa a sposare Bertuccio: il quale non facendo divario alcuno dall'una all'altra, si adatta benissimo a sposare una donna di buoni trentratré anni. Mentre così si dispongono le cose, arriva Roberto padre della Teresina, il quale si presenta come informato di tutto quel che riguarda la sua figliuola. Bonifazio gli confida con circospezione di parole il supposto innamoramento, e Roberto crede invece che Bonifazio voglia parlargli dell'amoroso contrabbando della Teresina. Finalmente si annunzia che questa si è sgravata d'un maschio, il quale viene presentato sulla scena. Bonifazio rimane attristato nel conoscere la beffa, ma gli altri godono e così finisce la commedia.
Si dee molta lode all'autore per aver saputo da un nulla creare cinque atti tutti vivacissimi, l'ultimo de' quali ne pare il più bello, il più comico; sebbene gli equivoci che lo fanno tale, non siano nuovi sulla scena italiana. Non taceremo per altro alcune osservazioni, tale essendo l'ufficio nostro. Il personaggio di Bertuccio non è che una ripetizione del Pippetto dell'Ajo nell'imbarazzo dello stesso autore. L'artifizio della scena in cui Bonifazio detta, il figlio scrive, ed altri interrompono, è una imitazione d'altra simile scena bellissima che abbiam prima ammirata ne' Litiganti: l'introduzione della balia è viziosissima perché ad altro non conduce fuorché ad alcuni equivoci non degni dell'odierna castigatissima commedia; menda che non possiam perdonare all'egregio autore né in questa, né in altre sue opere teatrali; essendo noi persuasi che quando i comici invitano per l'Ajo nell'imbarazzo, per le Gelosie per equivoco, o pel Figlio del signor padre, ogni onesta donna se ne rimarrà a casa sua: né una madre condurrà al teatro le sue zitelle, né un savio istitutore i suoi discepoli: né può scusarsi in quest'ultima l'autore col dire che essendo Alessandro marito della Teresina, non ne può nascere scandalo alcuno dalle espressioni che direttamente o indirettamente riguardano la loro legittima unione: giacché lo scrittore dilicato va sempre riguardoso e mentre scrive corre con la mente alla scena, e previene e giudica il subito effetto di tali immagini; perciò nessun uomo assennato potrà applaudire al ridicolo che nasce da nauseanti laidissimi equivoci ne' quali neppur l'originalità, se vi fosse, acquisterebbe merito di lode. E certamente noi non dubitiamo di asserire che ad ogni mezzanamente costumato orecchio sgradiranno i seguenti modi, e mille altri sì fatti che trovansi a dovizia nelle opere del sig. Conte, per esempio, f. 105 la signora Teresina è più rotonda. 109. La ragazza da varj mesi, e un altro risponde è piena; altrove: La signora nuora vi presenterà un biglietto... e un terzo dice: del sig. Alessandro, e così altre che non vogliam neppure ripetere delle quali farà ragione il lettore, contentandoci d'indicargli per tutta la seconda parlata a facc. 90.
Inoltre non ci par di buon conio, quantunque il sig. Bonifazio sia un baggeo, il fargli dire (f. 123): Io parlai con l'inchiostro in bocca di mio figlio. E quel coricarsi di Bertuccio in iscena, e quegli abbracciamenti strozzatoj del padre e altri si fatti (comeché da taluni si voglian chiamare col nome di comica festività) ne pajono redivive buffonate degli estinti beatissimi truffaldini.