La Donna del Lago. Poema di WALTER SCOTT tradotto dall'originale inglese dal Cav. P**, uffiziale nelle armate di S. M. il Re di Sardegna. – Torino*, 1821, tipografia Chirio e Mina.
La Dama del Lago. Poema di WALTER SCOTT recato in versi italiani dal dottore in medicina GIUSEPPE INDELICATO, direttore dell'Istituto agrario de' colli. – Palermo, 1821, presso Lorenzo Dato.
Il poema di Walter Scott intitolato The Lady of the Lake (La Dama del Lago) fu ricevuto in Inghilterra con lodi universali e altissime. Lusingati da così notabile successo, il cav. P*** in Piemonte, e il dottor Giuseppe Indelicato, in Sicilia, diedero opera a traslatarlo nella nostra favella, stimando che pur l'Italia dovesse accoglierlo con pari entusiasmo. Finora però non apparisce che la loro aspettativa sia stata adempiuta. Nè ciò recherà meraviglia, quando si ponga mente alle qualità principali che a questo poema acquistarono fama in Inghilterra. E primieramente l'ingegno di Walter Scott è felicissimo nel dipignere al naturale i varj siti della Scozia, dov'egli stabilisce la scena della sua azione; e quindi grandissimo diletto dee sentire un Inglese nel riconoscersi ad uno ad uno ne' versi del suo poeta; o per lo meno, caso che mai non gli abbia veduti, dee vivamente compiacersi nel mirare come in un quadro tanti oggetti ch'egli avea pur vaghezza di vedere, avendone più volte udito parlare da' suoi paesani. Ma questa evidenza di dipintura, tanto efficace per un Inglese, non può altro che debolmente colpir gli occhi nostri, sì perchè non è in noi cosa alcuna che ne stimoli a farvi attenzione, e sì perchè le dipinture di Walter Scott, essendo per necessità quasi sempre uniformi non meno nel disegno, che nel colorito, non possono a lungo allettare chiunque è avvezzo alla inesauribile varietà di oggetti ora terribili e sublimi, ora splendidi e maestosi, ora ameni e ridenti, onde vanno adorni i poemi nostri. Similmente tutte quelle allusioni alla storia patria ed a' costumi domestici che Walter Scott introdusse nel suo componimento con sì lodato artifizio, mentre è chiaro dover profondamente occupare ed accendere il cuore e la fantasia de' lettori inglesi, lasciano pressochè vuoto e freddo il cuor nostro, e niente valgono a muovere la nostra immaginazione, non essendo in esse allusioni (generalmente parlando), niun tratto, col quale armonizzino i costumi nostri e le nostre vicende nazionali.
Ma lasciando pur da canto queste considerazioni (massime che certuni forse potrebbero sentirsi tentati di ribatterle), la Dama del Lago è tanto ammirata nell'originale, non solo per cagione delle parti accennate di sopra, ma grandemente ancora, se non già principalmente, per la bellezza del verso, per la proprietà de vocaboli, per la convenienza dello stile, e per quelle grazie native in cui dicono essere Walter Scott eccellente sopra tutti. Ora simili pregi spariscono il maggior numero in una traduzione dalla inglese nell'italiana favella, tranne solo il caso per avventura che il traduttore sia poeta egli stesso da poter gareggiare nel medesimo argomento col suo prototipo; poichè il genio di queste due lingue è sì fra loro diverso, che una traduzione quanto più è fedele, tanto più corre pericolo d'offendere il gusto del popolo per cui essa è destinata: e la poesia è così fatta, che dove le manchi la squisitezza dello stile, della lingua e del verso, ella ti stanca ed annoja, ancorchè possegga tutte l'altre condizioni che le sono richieste. Lo stile, la lingua ed il verso fanno, per così dire, l'effetto della luce, senza la quale siccome niente si può discernere, così non v'è cosa che abbia forza di trarre a sè gli sguardi, nè commovere, nè dilettare.
Anche la stessa maniera con cui procede innanzi il presente poema, non è tale da soddisfare il gusto italiano. Walter Scott, conoscendo la propria abilità nel descrivere, non pure non si lascia fuggire niuna occasione, per lieve ch'ella sia, di metter fuori questa sua prerogativa, ma con visibile compiacenza si ferma a particolareggiare molto più minutamente e molto più a di lungo che non può comportarsi dalla nostra naturale impazienza. La descrizione, per recar solo un esempio, della caccia del cervo con cui egli apre il suo poema, è sì diffusa, e quel cervo è introdotto con tale apparato, che poco meno al primo tu sospetti non sia egli il protagonista, non che uno degli attori principali. Forse gl'Inglesi terranno in conto di bellezza questo eccessivo digredire in sul bel principio della favola; ma certo è che gl'Italiani vogliono ben altra economia nella condotta d'un poema.
Finalmente la Dama del Lago, presentandosi col magnifico titolo di poema, ne pone in diritto d'aspettarci qualche gran cosa da mettere insieme con esso la Iliade, la Eneide, l'Orlando, il Goffredo; ma nella fine la ci riesce come chi dicesse un pigmeo messo al confronto d'un gigante. Se la Dama del Lago, con accorta modestia, si fosse annunziata semplicemente per una Novella, benchè, secondo Novella, un poco troppo prolissa, avrebbe incontrato appresso di noi maggiore indulgenza, e forse anche la sarebbe stata accolta con più benigno favore, ch'ella non ottenne con quel suo fastoso ostentamento.
A ogni modo riputiamo degni di laude que' nostri poeti che si sono applicati a farne conoscere questo componimento; prima, perchè le traduzioni, tuttochè dilavate immagini degli originali, servono a dare un'idea, almen che sia così in grosso, del gusto e del patrimonio letterario de' forestieri; in secondo luogo, perchè le potrebbero chiudere nel seno tali scintille da infiammare le fantasie italiane a cose nuove o in sè stesse o nella forma. Del resto, per dir pure alcuna cosa del merito che ne pare d'aver riconosciuto in ciascheduno de' suddetti traduttori, siamo d'avviso che il cav. P*** abbia vantaggio assoluto sopra il dottore Indelicato così pel maneggio della propria lingua, come per la tessitura del verso; e che questi a rincontro vinca l'altro in quanto alla fedeltà verso l'originale: ma, per uscir d'ogni dissimulazione, ci duole assai ch'egli si sia dimenticato come una Bella infedele fa sempre miglior fortuna, che una Brutta, quanto vuoi, fedelissima.
Noi crediamo inutile l'avvisare che il nostro sentimento intorno alla Dama del Lago non si riscontra per niun verso con quello pronunziato dal dottore Indelicato nella sua Prefazione di sedici pagine. Così doveva essere. Oltre che egli si fa campione in Sicilia di quelle romantiche follie che noi più volte abbiamo confutate e messe in deriso, chi assapora una poesia nell'originale, e si trasporta collo spirito nel paese, nell'indole e ne' costumi dov'essa fu immaginata ed eseguita, e s'immedesima col genio di quel paese, e, che più monta, vi consuma intorno e tempo e sudori, non può fare ch'ei non la ponga in cima de' suoi affetti; se non che per lo più i traduttori non avvertiscono che una pianta bellissima e rigogliosa nel suo suolo natio, non sempre fa prova altresì trasposta altrove, o per concorso non favorevole di circostanze in quanto al terreno ed al clima, o per insufficienza del coltivatore.
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