La famiglia in iscompiglio, Commedia in due atti. — Milano, 1826, Pirotta, in 8.° Bella edizione di pochi esemplari, che dall'autore distribuiti furono in dono.
Il sig. conte Cesare di Castelbarco, modello de' cavalieri e de' padri di famiglia, fece già a suoi figliuoli il dono di due tragedie, l'Agatocle ed il Temistocle, dell'una delle quali parlato abbiamo negli antecedenti fascicoli. Tutto intento a formarne ottimi cittadini, ch'essere possano un giorno utili al trono ed alla patria, e nella società onorati e ben accetti, va spronandoli alle più sublimi virtù col sottoporre al loro sguardo, ed anzi coll'indossar loro il magnanimo carattere de' più saggi e prodi uomini dell'antichità, e va ancora, mercè di un ben costumato ridicolo, distornando i loro animi da certe bizzarre e stolte costumanze a noi d'oltramonte pervenute. Tale, se non andiamo errati, è il divisamento del sig. Conte, ottimo divisamento che meriterebbe d'essere dagli altri agiati padri di famiglia seguito. Egli a quest'oggetto costruir fece un vago teatrino nel suo Monasterolo; deliziosa villa, non già nella provincia Cremonese, siccome scrisse Franco Splitz, del proprio municipio troppo amante, ma sull'amena sponda dell'Adda ed a poca distanza da Vaprio. Gli attori dunque su quel campestre teatro sono i figliuoli stessi del sig. Conte insieme a' loro più eletti e più cari amici. Invidiabile e commovente spettacolo, in cui i figli rappresentano i drammi dal proprio genitore espressamente composti pel loro più giocondo ed utile trattenimento!
Questa commediola pertanto non è scritta per un pubblico teatro, dove l'udienza suol essere schizzinosa, arrogante ed avida di esagerate passioni e di romanzeschi e complicati intrecci, ma per un passatempo di campagna, per un privato teatrino a cui non sono ammesse che ben costumate persone, e i cui attori sono giovinetti, prole d'inclite e virtuose famiglie, e del gran mondo tuttavia ignari. Eccone ora il sunto:
Don Gerundio, ricco signore dell'insigne borgo di Casale, bramoso di rimettere in salute Ippolita sua moglie, intraprende per consiglio de' medici un viaggio insieme con essa e co' due suoi figliuoli Lorenzo e Paolino. Da Ciamberì, spinto dalla moglie e dai figli, passa a Parigi, dove questi dannosi pazzamente alle mode del paese, e divengono veri Gallo-Anglomani. Di ritorno alla patria essi non trovano più nulla di buono, se non ciò che viene da Parigi e da Londra. L'Italia è per loro un paese da compiangersi, perchè troppo ancor lontano dal perfetto incivilimento, e perchè ignaro delle strepitose scoperte fatte in oltramonte. Già scorrono, mercè di loro, per le contrade di Casale elegantissimi tilbery; già il caffè del Carcioffo è illuminato a gas; già tutto è pronto perchè la cucina di D. Gerundio sia fatta col vapore: al fetidissimo alimento de' campi verranno sostituiti i sussidj della chimica moderna, ecc. Il buon servitore Policarpio si lagna in vedendo que' Grimi o Grumi trattati meglio d'un servitore antico e fedele, soltanto perchè sono giovinastri venuti dall'Inghilterra ed hanno le cosce incallite sul cuojo inglese. Il padre è scosso da tanti disordini che minacciano la rovina della sua famiglia, ma non sa apporvi provvedimento. Paolino affetta in ogni cosa le maniere inglesi ed è maniaco per la musica. A sua istanza viene accolto monsieur Dorè da lui conosciuto a Parigi come tenore dell'opera; ma uomo al di sotto della mediocrità nell'arte sua non ha trovato fortuna nell'ingrata Italia. Lorenzo tutto si affanna nell'illuminazione a gas, che vorrebbe introdotta in ogni contrada della patria sua, e nella preparazione del vapore, con cui mettere in corso una slitta. A tali sue pazzie danno esca le adulazioni di M. Dorè. Tutto è pronto par l'esperimento di cotale slitta: affollati sono gli spettatori sulla strada ove debb'essa correre. Paolino ha divisato di sfidar il vapore col suo Milton, cavallo inglese lungo lungo e magro magro, vincitore di oltre a cento mila ghinee in tante scommesse, e ch'egli ebbe la fortuna di comperare soltanto per poche migliaja di franchi. Dato è il segno della corsa: tutto il paese è in movimento ed aspettazione: passa velocissima la slitta, quando Paolino precipita malamente dal suo corridore inglese; Lorenzo mal guidando la slitta rovescia sur un mucchio di ghiaja coloro che in essa trovavansi, e fra questi ambidue i genitori. Il male non è però grande, nè sì fatto che impedir possa il pranzo preparato col vapore: già i convitati stanno per porsi a tavola; ma un fortissimo scoppio gli arresta stupefatti. Il cuoco si è dimenticato di aprire la valvola: piatti, vetro, terraglia, pietanze tutt'a soqquadro: il povero Guastaverze più morto che vivo. Tutti questi accidenti, co' quali vien chiusa l'azione, danno al buon padre opportunissimo luogo per ammonire i figli, e richiamarli dal loro traviamento.
Noi per le sovraesposte ragioni ci asterremo dal proferire verun giudizio intorno all'intreccio, all'andamento ed allo stile di questa commediola, scritta, siccome avvertimmo, per un privato e campestre teatrino; aggiugneremo bensì cha il suo più gran pregio consiste nell'opportunità dell'argomento. Imperocchè la smania di seguire tutto ciò che si pratica oltremonti, ha invasato non pochi de' nostri giovani concittadini; taluno de' quali è giunto al segno d'emulare gli abitanti del nebbioso Albione persino nelle turpitudini e ne' bagordi.