Caterina Medici di Brono, Novella storica del sec. XVII di Achille Mauri. Milano, 1831, in 16.
Prego i classicisti a volermi cortesemente permettere di far due parole di questa novella storica del secolo XVII.
Cap. 1.° Giorgio Melzi Senatore nel Supremo Tribunale di Milano, ammala nella sera de' 27 settembre 1616 (grand'esattezza cronologica de' Romantici!) Egli ha un figlio di nome Lodovico, dottore in utroque. — Derisione de' giudici e dottori, per amore d'incivilimento.
Cap. 2.° Una cameriera domanda al maggiordomo, se la infermità del Senatore sia grave. Il maggiordomo risponde, sì. Viene il medico di casa; vengono due altri medici a consultare. Si mettono in canzone i medici, per giovare all'umanità.
Cap. 3.° Entra in casa Melzi il capitano Vacallo: vede Caterina Medici cameriera in detta casa: grida ch'è una strega; e tosto la poverina è presa, legata, e chiusa in una stanzaccia terrena.
Cap. 4.° I medici avean detto di non conoscere la malattia del Senatore; e questi udendo affermarsi dal capitano che la Caterina è una strega, tien per fermo d'essere stregato; ed è per morirne di paura.
Cap. 5.° Storia di Caterina. Nacque di Giovanni Medici maestro di scuola in Brono; dal quale imparò a leggere; cosa tanto singolare in que' tempi, dice il N. Autore poco pratico della storia del secolo XVII, che parve una mostruosità. Innamoratasi di un Pietro, non potè sposarla, per l'opposizione del padre; e il misero amante s'ingaggiò soldato per quattr'anni.
Cap. 6.° Muore il padre di Caterina, ed ella recatasi a Milano si pose al servizio del capitano Vacallo, uomo di trentatre anni, che a poco a poco s'innamorò della cameriera. Ma confidato questo caso ad un Omati, uomo secolare che leggeva il Delrio, ed aveva molto zelo e poca mansuetudine, questo nuovo teologo, fondato sull'impossibilità che un capitano s'innamorasse delle sua cameriera (giovinetta, bella e gentile) affermò che ciò era avvenuto per malia.
Cap. 7.° L'Omati conduce il Capitano a consultare del suo ammaliamento. Si conclude che la Caterina è una strega; ma perchè il Capitano non vuole denunziarla, vien deliberato di farla chiudere in un ritiro.
Cap. 8.° Il Capitano dà alla cameriera il titolo di brutta strega, imponendole di prepararsi per andare la mattina vegnente ad un luogo, dove la condurrebbero l'Omati ed un Prete.
Cap. 9° Diceria dell'Omati al Capitano intorno le streghe. Elogio del Direttore di S. Valeria, casa di rifugio, in cui si doveva chiudere la Caterina.
10.° Dialogo della Caterina con una servigiale di casa. Partenza dalla casa del Capitano per quella di Rifugio. Lodi del Direttore e della Priora.
Qui lasciamo e la Caterina e la Novella Storica del Sig. Mauri. Avvertiremo soltanto, che s'inganna l'Aut. pensando che in Italia si bruciassero a migliaja le streghe; e molto più s'inganna raccontando che l'innamoramento fosse così di leggieri riputato stregoneria. Non sa egli, che l'accusa di malefizio davasi alle vecchie, non alle giovani colte, modeste, belle e spiritose, come egli ne dipinge la sua Caterina? Egli cita l'opera di Martino del Rio; ma tal libro non fu composto in Italia, nè da un Italiano. Il vero si è che in Germania moltissime povere donnicciuole, specialmente nel sec. XVII, vennero condannate, come streghe; ma tal delirio non ebbe voga in Italia; e il Mauri, volendo romanticamente dipingere la nostra patria nel sec. XVII le attribuisce, con somma verità, le pazzie della Germania. Infine, questi libri, se non hanno almeno pregio di bello stile, e di evidenza, sono da abborrirsi; e la novella storica, per ingenua sentenza del suo autore, è slombata, diffusa, nojevole. Nella Signora di Monza del Prof. Rosini, è pur questo di lodevole; che gli uomini di vil condizione introdottivi a parlare, usano il bellissimo idioma toscano.