Collezione generale de' migliori Romanzi, Napoli 1825 1826. Nella tipografia dell'Osservatore Medico, strada S. Sebastiano n.° 10 e 16.
Gli uomini son fatti per la società, la quale è un complesso di relazioni, di costumi, di bisogni, di sentimenti che li tiene tra loro uniti. Se la sua natura morale varia da luogo a luogo, e si raffina da età in età, le regole del gusto, benchè immutabili in sè medesime, dovranno essere diversamente applicate. E siccome niuno autore può farsi più antico di quello che è, così per piacere al secolo in cui si vive, deve scrivere le cose convenienti agli uomini de' tempi suoi: questa letteratura peraltro potrà divenire universale, quando i popoli avranno le medesime istituzioni, e la educazione medesima, e la stessa maniera di sentire. Quindi con ragione il sig. De Bonald chiama la letteratura l'espressione della società.
Persuasi della verità di questi principii, gli scrittori provenzali, i primi scrittori italiani, molti scrittori francesi del secolo passato, quasi tutti gl'inglesi e gli alemanni entrarono in una via novella indicata loro dalla natura, cioè dallo stato morale e sociale in cui si trovarono; ma gli scrittori italiani posteriori, per servir troppo ai greci e ai latini, divennero meno moderni e meno italiani. Il quale spirito d'imitazione se produsse un gran bene, perchè perfezionò il gusto, fu cagione egualmente di un gran male, perchè raffreddò il sentimento, e pregiudicò alla originalità; perciò è avvenuto che la maggior parte degli scrittori furono affatto imitatori, pascendosi di fole, di costumi, di abitudini d'un popolo di venti secoli fa, e mettendo in non cale la religione, le istituzioni e le usanze de' tempi suoi.
Ciò che noi diciamo sembrerà vero a chi dà luogo alla ragione; ma i nomi per l'ordinario impongono più della stessa ragione; ed il semplice dire che tali scrittori furono romantici, risveglia in taluni un'avversione invincibile per ogni novità di qualunque natura essa siesi. Il prendere il romanticismo, come il sig. Monti, per un genere che abborrisce le idee ridenti, che abita ne' sepolcri, e pinge solo in lugubre le cose, o come il sig. Viennet, per un'arte che non è arte, per un mondo ideale che è nelle nuvole, per affettazione, malinconia e misticità, non è che prender gli abusi per cose reali; il citare poi ad esempio la Eleonora di Bürger portata in groppa dal fantasma, è lo stesso che addure, pel classicismo, l'Oreste battuto dai flagelli serpentini delle Furie. Il romanticismo è a nostro credere la filosofia nelle lettere, che segue i progressi della società; per cui romantici pratici furono Dante, Petrarca, Ariosto, e Tasso, in quel che ha di più bello, e tutti gli scrittori che vollero dilettando servire agli attuali bisogni degli uomini. Il che è facile ad esser inteso da per sè stesso; ma non son capaci di comprenderlo quelli che per una vita non breve han pensato secondo l'antico sistema; quelli che han bisogno d'un'autorità per adottare una opinione; quelli a cui basta un nome per discreditare una verità; un dubbio, una inesattezza per oscurare una dimostrazione; quelli finalmente cui giova che si perpetui il regno dell'errore.
All'avversione pel romanticismo se ne aggiunge un'altra non meno forte per la parola romanzo, prendendo tutti gli abusi di questo genere per la sua essenziale qualità; nè alcuni possono intendere la natura e l'utilità del Romanzo Storico, che può dirsi particolar genere del signor Walter-Scott.
Il breve confine del giornale non ci permette di chiarire una verità, cioè che il romanzo storico supplisce alla deficienza della storia, facendo conoscere le occulte cause morali che han menato un grande avvenimento, penetrando nell'interno de' gabinetti e nelle case de' privati, e fin nei più interni arcani dell'anima dei suoi personaggi, avvalorando l'istruzione storica colla istruzione morale; intento sempre a raccontare non le gesta di un solo protagonista, ma a descrivere un secolo: diremo soltanto che i famosi poemi epici, compresi l'Iliade, l'Eneide e l'Odissea, se per un momento si spogliano dei loro attributi poetici, e delle loro metriche forme, conservano molte cose comuni col romanzo storico. L'Aristippo del Wieland, i Viaggi di Anacarsi del Barthelemy, e la Giulia Severa del Sismondi non sono essi romanzi storici? e chi negherà loro la somma utilità nel far conoscere forse più della storia i tempi e le nazioni che imprendono ad illustrare?
La collezione de' Romanzi che noi annunziamo, contiene finora la Corinna di madama di Stael; gli Esiliati in Siberia di Madama Cottin; il Solitario d'Arlincourt; l'isoletta de' Cipressi del Bertolotti; il Kenilwort, i Puritani di Scozia, l'ufiziale di Fortuna, ed il Vaverley di Walter-Scott. Noi ci limiteremo soltanto a qualche riflessione su quest'ultimo autore, il più famoso romantico de' giorni nostri.
I pregi che adornano le epopee romanzesche di questo grande fecondo e popolare scrittore sono: la topografica descrizione dei luoghi; la esatta pittura dei costumi e delle usanze di epoche lontane; la perfetta conoscenza delle passioni e dei sentimenti inseparabili della specie umana; l'arte di rendere visibile e sentito il vero generale e particolare; l'istruzione storica; la maravigliosa verità de' caratteri; la forza mirabile del dialogo; la magia del colorito; una vastissima erudizione; ed una purissima morale.
I suoi difetti ci sembrano, a creder nostro, l'intemperanza di scrivere che non gli lascia tempo a riflettere e correggere le sue opere; quella che chiamasi passività del protagonista in taluni de' suoi eroi; l'aria, per così dire, di famiglia delle molteplici sue opere; la frequente introduzione di personaggi d'intelletto esaltato, benchè non ismarrito, e di caratteri misteriosi ed inesplicabili; e finalmente la disposizione irregolare delle parti, vedendosi l'azione quasi sempre lenta da principio, abbandonata a molte deviazioni nel suo corso, e troppo rapida verso il fine. "Non è che io non disponga le parti in giusta proporzione, dice l'autore, quando mi accingo a scrivere un'opera, e che non prepari la catastrofe; ma credo che un demonio mi si ponga sulla penna, quando comincio a scrivere, e mi tragga fuori di strada. I miei personaggi mi conducono da una in un'altra amplificazione, si moltiplicano gl'incidenti, l'azione progredisce lenta, mentre nuovi materiali si accumulano; ciò che doveva essere un edifizio regolare riesce una fabbrica gotica, e l'opera è finita quando io sono ancora a grande distanza dalla meta che mi era prefissa"... ec. (I).
Noi ci auguriamo che i compilatori di questa collezione dei romanzi vogliano presto darci terminata la Clarissa cominciata a pubblicare, di cui sarebbe superfluo parlare dopo gli elogi di tanti sommi uomini, il Grandisson e la Pamela del medesimo Autore; qualche opera più rinomata del Sig. Wieland, come l'Aristippo, l'Agaton, la Glicera, il Peregrino, gli Abderiti ec; qualche novella del Florian; qualche romanzo storico del Cowper, e proseguire a rendere di pubblica ragione i più bei lavori dell'immortale Scozzese, tra i quali mettiamo le Prigioni di Edimburgo, l'Ivanhoe, la Promessa Sposa di Lammermoor, l'Antiquario, l'Abate, il Monastero, nel quale apparisce in tutta la sua verità il carattere della infelice Maria Stuarda; e 'l Quentin Durward, la di cui scena è posta in Francia, ove il pennello dell'Autore trovasi così esatto nel pingere le amene campagne della Loira, come lo fu nel delineare la montuosa Caledonia.
(I) Introduzione al Nigel.