Les Hermites en prison, par ETIENNE JOUY et ANTOINE JAY. Paris, Pillet 1824, vol. 2, in 12.
In Parigi, in Londra, ed in altre popolose metropoli d'Europa vi hanno persone, che traggono il sostentamento di lor vita e di lor famiglia dall'arte dello scrivere. La qual maniera di procacciarsi il vitto non è punto spregevole per se stessa; e sappiamo che uomini ragguardevoli, come Apostolo Zeno e il Conte Gaspero Gozzi, non isdegnarono di farsi schermo di tal industria contro la povertà o il disagio. Ma può avvenire che il desiderio del guadagno faccia traviare la mano dello scrittore, movendolo a piaggiare le passioni, a lodar i vizj, a deridere le persone dabbene, acciocché il libro si venda più rapidamente, e ne torni maggior vantaggio al librajo ed al compilatore. Vero è che libri siffatti non al tosto sono partiti della stamperia, che cadono nel dispregio; ma intanto qualche impressione è già fatta negli animi; e a quelli di jeri, oggi altrettanti ne succedono dettati con cotesto intendimento; e domani ne verran dietro due tanti; cosicché il male, che non sarebbe gravissimo per se medesimo, fassi pestilenziale per la successione e il contatto morboso. Da questo disordine vien molta noja a coloro che reggono le sorti de' popoli; perciocché da un lato non debbono tollerare la diffusione di tante inette e perniciose scritture; dall'altro, ecco gli autori e i libraj gridare che s'inceppano gl'ingegni, si rovina il commercio, invilisce l'industria. De' molti libri, i quali fanno pruova di quanto affermiamo, vogliam citare quello che s'intitola i Romiti in prigione. Autori ne sono due vivaci ingegni francesi; Vittore Giuseppe Stefano Jouy nato in Jouy l'anno 1769, ed Antonio Jay nato in Guitres nel 1770. L'uno e l'altro vennero condannati per certe asserzioni temerarie ad una piccola multa e ad un mese di carcere in Santa Pelagia. Ed eglino seppero voltare a proprio vantaggio quella mite punizione; perché ne trassero argomento all'opera les Hermites en prison, che avrà loro fruttato non poco sì per la novità del titolo, sì per l'affetto della gioventù a' libri superficiali e frizzanti. Né i signori Jouy e Jay si trovaron soli in Santa Pelagia; eranvi ad un tempo e Domenico Magallon provenzale, ed Alessandro Barginet di Grenoble, e G. B. Bonnin natio di Parigi, ed Agostino Le Page pur di Parigi; tutti scrittori che viveano componendo giornali, gazzette, farse, e libri di moderno filosofare. Scorrendo i due volumetti de' Romiti, abbiam dovuto ridere, leggendo nel vol. I.°, pag. 17, la singolare accusa fatta alle pubbliche scuole dello spiegarsi in esse Cicerone e Tito Livio; autori che lodano Bruto ed altri sì fatti personaggi dell'antichità. Ma noi preghiamo cotesti troppo delicati e troppo timidi scrittori, a lasciar che i giovani leggano e Livio, e Cornelio, e Cicerone; e a non voler essere tanto severi: le miserie della Francia cominciate nel 1789, non nacquero dalle opere di Livio o di Tullio, come si afferma in quest'opera (l. cit.), ma sì da certi altri libri che dovrebbero esser noti più a' nostri Prigionieri che a noi. Non dobbiamo poi trascurare di far palese una recondita notizia intorno a Torquato Tasso scoperta dal Jouy: e perché niuno diffidi della traduzione, leggasi (I) nell'originale francese: "L'immortel Auteur de la Jérusalem délivrée mourut dans le cachot." Veramente a scoprire così preziosi aneddoti non è mestieri consumar gli occhi sulle cronache e sui fogliazzi: basta spalancare il grande archivio della immaginazione. Di una cosa lodiamo i Romiti; ed è l'avvertenza di notare appiè d'ogni capitolo il nome dell'autore che lo scrisse; onde non s'abbia a dar lode o biasimo ad uno di ciò che all'altro appartiene. Merita similmente d'esser letto quanto in brevi parole vi si dice (vol. II. 59) intorno alla poesia dolce, semplice, schietta, qual si trova in tutti i buoni poeti antichi delle diverse nazioni e ne' loro brav'imitatori; dove al contrario i più de' moderni non sanno far altro che accozzar parole sonanti, locuzioni strane, e volendo essere nuovi ed energici, straziano l'orecchio, e fanno agghiacciare il cuore. Da ultimo si leggerà con piacere quanto si racconta (vol. II. 64 e segg.) della prigione di Nuova-Yorck negli Stati Uniti, detta la Casa di penitenza.
(I) Vol. I. pag. 89.