L'isoletta de' Cipressi.
(Romanzo di Davide Bertolotti – Tipografia de' Classici Italiani.)
Il giovine Eugenio dopo aver dimorato in Parigi alcuni anni mercanteggiando con un suo zio, rimasto privo di questo compagno rapitogli dalla morte, e molto ben provveduto de' beni di fortuna, si ricondusse alla patria d'ond'era partito fanciullo e povero affatto. Suo padre era morto poco dopo la sua partenza; e della madre, rimaritatasi due volte, nessuno sapeva render più conto al giovine ritornato. Una sacra festa solita a celebrarsi in un paese vicino diede occasione ad Eugenio di conoscer Clotilde, giovanetta assai bella e squisitamente educata, venuta anch'essa alla festa da un paese non molto discosto. L'amore crebbe rapidissimo ne' cuori di Eugenio e di Clotilde, visitata ogni sera dal suo amante che attraversava in una leggiera barchetta il lago di Pusiano, ond'erano i loro paesi divisi. Ma questo amore non durò lunga pezza innocente, e mentre Eugenio volendo por compenso all'errore, cercava la mano della giovane e già quasi l'aveva ottenuta, si conobbe che Clotilde ed Eugenio avevano una medesima madre, e che quindi era irreparabile il vitupero delle incestuose loro fiamme. La disperazione della fanciulla si accrebbe in mille doppi quando s'accorse di portar seco il frutto del suo errore; si gettò volontaria nel lago, ed Eugenio ne onorò come seppe il meglio la ricordanza, facendole innalzare una tomba in un'isola detta de' Cipressi, posta a settentrione del lago. Eugenio poi morì non molto dopo in lontani paesi, e la superstizione de' pescatori distrusse la tomba dell'infelice Clotilde.
In molte altre occasioni noi abbiamo tenuto discorso dei romanzi e ci siamo permessi di pronunziare il nostro giudizio non che distinguere quali fra essi reputiamo giovevoli e propri a formare e a dirigere il cuore di chi legge, e quali crediamo perniciosi, e privi di quel che il Parini diceva caro dolore e specie gradevol di spavento, perchè nato da una fonte tutta purezza e semplicità.
A questo libretto, cui meglio forse darebbesi il nome di novella che di romanzo, non manca certamente la vivacità dello stile e delle imagini onde abbella tutte le sue descrizioni il sig. Bertolotti; e quel non so che di patetico che gli discorre sì facile dalla penna. Con tali incontrastabili pregi qui pure ci commove e c'intenerisce assai di sovente, benchè abbiasi voluto trarre argomento di affetto e d'interessamento dall'errore e dalla disperazione.