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Noi speriamo che questo esempio manifesti abbastanza quale sia il principale difetto che ne sembra scorgere nel nuovo romanzo, e quindi noi ci asterremo dal prolungare un biasimo che poteva in qualche parte evitarsi, ommettendo il secondo titolo affatto disconveniente e vizioso. È però a dirsi che l'ommissione non sarebbe ancora di molto guadagno, poichè altro non risparmierebbe all'autore che la taccia di non aver saputo adombrare il proprio disegno. La tenuità dell'azione rimane sempre la medesima, e se ad essa non fu supplito, come si voleva, col descrivere gli usi e i costumi della riviera, il romanzatore ricorse ad altri mezzi che non gli fruttarono un migliore successo. Sarebbe facile il provarlo, ma perchè dilatarsi ad un lungo esame se in una parola è detta ogni cosa? La imitazione dello Scott lo ha tradito.
Gualtiero collocato in una nazione tanto diversa dalla nostra conobbe il posto che gli era assegnato, conobbe gli uomini che dovea dilettare, e seguendo l'inclinazione della sua patria rappresentò la natura come a lui si offeriva, senza studiar molto nella scelta, senza nobilitare ciò che per altri popoli sarebbe soverchiamente triviale. In Italia la maniera ch'ei prese ha bisogno d'essere grandemente modificata, e ben lo mostra l'accoglienza ch'ebbero i suoi romanzi fra noi. Per verità egli ottenne molti applausi, ma che sono mai comparati a quei tanti ch'ebbe presso le altre nazioni? E chi ardirebbe sostenere ch'egli ci sia divenuto scrittor popolare? Fu renduta giustizia al suo ingegno miracoloso, ma in ispecie le donne, che sono tanta e sì nobile parte del genere umano, non si adattarono mai volentieri a discendere con lui fino all'ultima feccia della massa sociale.
Noi non vogliamo per ora entrare in quest'ardua quistione, nè cercare se il torto sia degl'Italiani o dello Scozzese; non è del sistema che qui si tratta, ma d'un semplice fatto. La generalità dei lettori rifugge fra noi dalla meschianza troppo ardita del sublime e del basso; nè lo stesso Shakespeare, ch'è pur uno de' triumviri della poesia universale, potrebbe farci tollerare gli osceni equivoci di Jago nell'Otello o le tetre facezie dei becchini nella scena d'Amleto. Che importa ai lettori della Fidanzata che l'ostessa del Bel Mulattiere s'appenda al fianco una saccoccia di marrocchino verde, e la fantesca Pellegrina perda troppo tempo a mondar l'aglio nell'orto? Che ne importano i contnui intercalari di comare Brigida e di comare Felicita? Queste sono miserie che in Italia non piaceranno mai a nessuno, e noi vogliamo anche sperare che niun altro popolo possa trovarle piacenti.
Siffatte parole sembreranno molto severe, ed alcuni forse vorrebbero che venisse usata maggiore indulgenza verso un autore che con tante doti sa riscattare il proprio difetto; e noi più d'ogn'altro a ciò saremmo disposti se potesse farsi senza danno dell'arte, senza danno dello scrittore medesimo. Ma chi saprà penetrare ben addentro nella nostra intenzione, vedrà che questo biasimo stesso è una gran prova che noi apprezziamo altamente l'ingegno che potè dettare questo romanzo. La vera critica non è rigida se non verso coloro che rimangono inferiori aspettazione, e da straniero impedimento si lasciano infiacchire l'intima forza. Noi lo abbiamo detto altrove, e volentieri lo ripetiamo: questo romanziere è chiamato gagliardamente dalla natura a gettarsi nella riaperta carriera, e s'ei non s'arresta per malvagità d'opinioni a mezzo del corso può raccogliere una nobilissima palma. Ma i lodatori sono una pessima razza di nemici, e noi, se pure ci sarà possibile, vogliamo salvarlo da un tanto pericolo. Egli ha imaginato un romanzo dilettevole, ma troppo meglio si doveva sperare da un uomo che avea cominciato colla Sibilla Odaleta, e tosto conoscendo i vizj del genere s'era messo sul verace sentiero. Nè vogliamo dire, come pensano i più, che la Fidanzata ligure abbia da cedere alla Sibilla: molte doti sono nella Fidanzata che nel primo romanzo non erano, e molte pure erano nel primo romanzo che nella Fidanzata non sono. Quello che ne fa essere assai più severi, è lo scorgere che l'imitazione dello Scott s'è fatta ancor più servile, e che l'autore entrato in un più bel campo ne uscì senza trarne un migliore profitto, e quasi non ci mostrò la sua opportuna intenzione che per farne maggiormente increscere di vederla tradita. E poichè ne pare che la natura del romanzo descrittivo non sia forse da tutti conosciuta abbastanza, noi oseremo con tutta brevità proporre, dubitando, alcune idee semplicissime che ci si offersero nel leggere la Fidanzata.
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Queste considerazioni, noi ben lo veggiamo, sono trascorse a soverchia lunghezza, ma chi potrebbe dolersene Bisognava chiudere gli occhi ed il cuore per passare fra tante maraviglie senza arrestarsi. E d'altra parte quanti precetti non rende inutili, a chi ben mira, questo solo esempio del Tasso? Qui è mostrato come le descrizioni episodiche debbano trarsi dalle viscere della materia e ajutare il racconto, qui s'impara come e dove si possano opportunamente introdurre, qui sopra tutto, a chi ha l'anima ben preparata, si comunica il grande segreto di armonizzare ad un generale accordo, senza nuocere alla varietà, tutte le parti dell'opera.
I lettori avranno veduto che la Fidanzata ligure fu piuttosto occasione che argomento delle nostre parole, ma dopo aver proposto il romanzo descrittivo come il meno dannoso e il più conveniente ai nostri bisogni, ci parve necessario d'arrestare sul primo passo chi traviando poteva col molto suo ingegno condurre anche gli altri fuori di strada. E per verità assai cose sarebbero ancora da dirsi in questo proposito; ma come non appartengono, forse, così strettamente alla perfezione dell'arte, noi vogliamo terminando, convertirci con amorevole consiglio al buon romanziere che troppo ne duole d'aver disapprovato finora.
Molti rifiutano d'ascoltar questo vero, ma noi non cesseremo dal dirlo e ridirlo; il nostro autore ha sortito dalla natura una manifesta vocazione al romanzo; nobile è la sua mente, fervida la sua fantasia, appassionato il suo cuore, e in mezzo a tutti i difetti, fra gli errori ch'ei commise, fra le bellezze ch'ei trascurò si scorge la potenza di sollevarsi a un'invidiabile altezza. Ma guai se usa con negligenza di questi rarissimi doni, guai se crede che senza una lunga meditazione si possa raggiugnere il sommo dell'arte! Egli non sarà che un esempio di più fra i tanti che per loro colpa restarono a mezzo il cammino.
La nostra voce è voce d'amico, ma sarà sempre franca e sincera. Il suo primo studio dee riporsi nelle cose e negli uomini, e non fermarsi agl'inganni della superficie, ma entrare sino al profondo. Egli è riuscito a presentarci con rara fedeltà le sembianze de' luoghi, perchè li guardò cogli occhi suoi propri: ma il cuore degli uomini, i loro usi, i loro costumi non sono che imperfettamente renduti, perchè gli osservò soltanto ne' libri. Chi lo condusse a questo fallace consiglio? Chi lo persuase a rinnegare sè stesso? I sommi scrittori voglionsi attentamente studiare, ma solo per conoscere la strada che corsero, non per mettere con timida ansietà vestigio sopra vestigio. Nelle immortali loro pagine è da cercare un alimento all'ispirazione dell'anima, ma troppo s'inganna chi spera innalzarsi coll'imitar coloro che non hanno imitato nessuno. Gualtiero Scott è grandissimo, ma chi per seguirlo vorrà attaccarsi a' suoi passi, sarà strascinato dal gigante via per la polvere.
Nè a questo primo studio il nostro romanziere si dee contentare: chè troppo gli manca quel secondo, per cui solo le opere dell imaginazione diventano eterne: tutti comprendono che noi parliam dello stile. E forse nella Fidanzata ligure fu questo men negletto che nella Sibilla Odaleta, ma chi non vede quanto ancora sia lungi da quella sicura eleganza, senza la quale i romanzi dopo aver soddisfatta una breve curiosità piombano per sempre in nn obblio meritato? Studio, e studio forte degli nomini e dello stile è necessario all'autore: noi sappiamo ch'egli è ancor giovane, e qualche anno di silenzio gli frutterà molto più che l'affaticarsi ora con soverchio impeto ad acquistare una fama caduca. Ritorni alle sue troppo brevi osservazioni, ritorni a meditare i suoi studj, e soltanto quando avrà fatto acquisto di queste nuove ricchezze, venga, e volgendo l'occhio a' suoi tempi ed ai secoli antichi, libero dall'imitazione servile, ardito nel sentimento della sua forza, stringa il pennello, ed esclami come il Correggio: anch'io son pittore.